Il Disturbo post-traumatico da stress (DPTS) è caratterizzato dall’insieme delle risposte che l’individuo elabora a seguito di una diretta esposizione ad eventi traumatici stressanti, come una malattia grave o un incidente, o ad altre esperienze che implichino una minaccia alla vita o all’integrità psico-fisica,propria o altrui. I sintomi di disagio psichico si manifestano conseguentemente ad un evento drammatico ma non sempre l’evento scatenante è oggettivamente catastrofico. È sufficiente che la persona colpita in questione la percepisca come tale. L’aspetto psico-emotivo e i fattori di vulnerabilità caratteriale influenzano sensibilmente le risposte degli individui agli eventi stressanti di vita.
Il primo sintomo che caratterizza questo disturbo è la “riesperienza del trauma”. In questa fase l’individuo riporta a galla tutte le immagini, le sensazioni e i ricordi dell’evento traumatico vissuto. Infatti tra i vari sintomi riscontriamo:
– Immagini e pensieri intrusivi, caratterizzati da flashback o incubi che fanno rivivere l’evento doloroso;
– Sensazione ricorrente di irritabilità, preoccupazione, ansia, difficoltà di concentrazione, insonnia, depressione;
– Comportamenti di evasione in circostanze riconducibili e associabili al trauma;
– Intense reazioni di allarme;
– Una generale perdita di interessi.
Questo disturbo è anche chiamato nevrosi da guerra, in quanto inizialmente è stato riscontrato in soldati che avevano preso parte ai combattimenti e avevano conseguentemente vissuto una particolare drammaticità.
Disturbo post traumatico e la terapia analitico- bioenergetica
In questo disturbo troviamo un concatenarsi di sintomi che spesso non trovano un’immediata spiegazione in ambito medico se non in termini generici. Affrontare la complessità di tale disturbo richiede quindi un approccio alla cura della persona che tenga conto dell’articolato intreccio esistente tra i vari livelli emotivo, mentale e corporeo. Aiutare chi ha congelato nel proprio corpo il ricordo di un evento stressante o traumatico richiede un’attenta e delicata preparazione di un terreno di accoglienza e di radicamento relazionale. È quindi necessaria una relazione terapeutica che possa creare nell’individuo uno spazio interno di fiducia che lo porti nel tempo, ad elaborare e rivisitare, insieme al terapeuta stesso, il trauma e il suo impatto sul suo sistema psico-fisico. Attraverso un percorso di auto-contatto e di auto-ascolto che la persona viene aiutata a rivivere, all’interno di una nuova situazione di protezione e di sicurezza relazionale, il trauma nel corpo. Viene stimolata a condividere con l’altro, capace di sostenerlo in quest’espressione, il peso e il carico del ricordo traumatico. Tutto ciò crea la possibilità di elaborare nel tempo il nucleo emotivo irrisolto. La terapia psico-corporea può aiutare la persona a ritrovare il coraggio di attraversare il ricordo imparando a autoregolarsi anche nella gestione espressiva di tali nuclei emozionali.